Il Covid colpisce senza distinzione di settori e province, ma se c'è un comparto che non si è mai fatto mettere in "lockdown" questo è sicuramente l'agricoltura. Che non ha mai bloccato le sue attività, ma al tempo stesso si è dovuta confrontare con le difficoltà che hanno coinvolto (e travolto) il resto dell'economia e della società.
Di questa situazione si possono cogliere i riflessi nell'Annata Agraria 2019-2020 di Confagricoltura Piemonte. "L'agricoltura non si è mai fermata in questo periodo di crisi, non facendo mai mancare il cibo sulla tavola degli italiani, ma se ci sono state delle difficoltà, ovviamente il rallentamento dell'economia generale le ha aggravate. Parliamo del settore caseario, ma anche della viticultura, che oggi mostra eccedenze superiori al livello fisiologico, senza dimenticare il florovivaismo", dice Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte.
In vent'anni le aziende si sono quasi dimezzate
Nel frattempo, anche nel 2020 è proseguita quella che sembra una vera selezione naturale: il calo del numero di aziende è del -2,5% solo nell'ultimo anno (erano 43.246 nel 2019), ma rispetto al 2000 si segnala un vero e proprio crollo: si è scesi da 78.225 unità alle attuali 42.150. "Dobbiamo puntare sulla competitività, innovazione e tecnologia - commenta Allasia -, ma di riflesso si riduce il numero di imprese nel settore. Bisognerebbe velocizzare le pratiche dei bandi per poter dare il sostegno possibile tramite Psr al settore".
Coltivare sotto i cambiamenti climatici: calano il riso e il grano, bene invece la vendemmia
"Abbiamo enormi cambiamenti climatici in corso - dice Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonte -: abbiamo avuto nell'ultimo anno una primavera e un inverno piuttosto miti, che hanno influito sulle produzioni di cereali come grano e orzo (in calo del 15%, ma in alcune zone anche del 30% pur se di buona qualità). L'inverno è stato il più caldo degli ultimi 63 anni. Ci sono state grandinate limitate, ma significative e addirittura un'alluvione: fenomeni che hanno fatto danni pesanti alle coltivazioni, ma anche alle infrastrutture agricole come le strutture di irrigazione".
Numeri alla mano, per quanto riguarda il mais Torino e provincia contano 51.703 ettari di coltivazione (un terzo del totale), con una produzione di oltre 5,1 milioni di quintali. Mentre sul riso Torino ha solo 156 ettari, per una coltivazione di 10.905 quintali. "Il riso ha avuto buona annata qualitativa - dice Zuccaro -, ma scarsa dal punto di vista produttivo (anche se la quantità di ettari, in Piemonte, è in aumento, ndr). Frutta non molto abbondante, ma con prezzi che hanno tenuto. Buona produzione castagne e nocciole. Buonissima la vendemmia dal punto di vista qualitativo e quantitativo".
Latte e carne: sofferenza sui prezzi
"Per quanto riguarda i settori zootecnici, ci sono andamenti positivi - dice ancora Zuccaro -, anche se esistono grandi problemi sul prezzo del latte, con produttori che perdono dal 30 al 40% del prezzo. Allo stesso modo, la carne piemontese perde il 30% del prezzo a causa della riduzione dei volumi, sia per vitelli che per il suinicolo".
L'impegno della Regione: "Facciamo il possibile, ma lo Stato ci aiuti"
"Covid e cambiamenti climatici sono le due emergenze con cui dobbiamo trovarci a combattere - dice l'assessore regionale all'Agricoltura, Marco Protopapa -. Lo Stato fino a ieri non ci ha dato gli aiuti che aspettavamo e abbiamo dovuto rimboccarci le maniche e raschiare il barile finché possibile". "Ci spiace per le lungaggini, ma le difficoltà sono evidenti a tutti. Mentre il Psr sarà in ritardo di un paio d'anni - prosegue -: momentaneamente ci accontentiamo, tra virgolette, delle risorse a disposizione, sperando di poter fare adeguamenti e assestamenti".
"Come sistema camerale - dice Gian Paolo Coscia, presidente di Unioncamere Piemonte - siamo a disposizione per qualsiasi progetto o richiesta che il settore dell'agricoltura vorrà presentare".