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Attualità | 12 marzo 2021, 06:00

Dalla Fiat alla Juve, dal boom economico ai Giochi invernali: tutta la Torino dell'Avvocato a cento anni dalla sua nascita

Il 12 marzo 1921 nasceva Gianni Agnelli, uno degli ultimi capitani d'industria e simbolo dell'Italia anche al di fuori dei confini nazionali. Il ricordo di Jas Gawronski , Evelina Christillin e Marcello Lippi

Gianni Agnelli

L'avvocato Gianni Agnelli, nato il 12 marzo 1921;

Ambasciatore dell'Italia nel mondo, icona di eleganza e stile, ultimo capitano d'industria, protagonista indiscusso della storia del Paese, Giovanni Agnelli nell'immaginario collettivo era soprattutto l'Avvocato. Nato il 12 marzo 1921 a Torino, all’età di 14 anni venne scelto dal nonno Giovanni come futura guida della Fiat, all’indomani della morte prematura del padre Edoardo. Nel 1953 sposò la principessa Marella Caracciolo di Castagneto, con la quale ebbe i figli Margherita ed Edoardo, e che l’Avvocato definì “un pezzo di me''. Per diversi anni fu anche sindaco di Villar Perosa.

Dal '66 a capo della Fiat, quando la '600 era la macchina degli italiani

Nel ’66 prese le redini dell’azienda: erano gli anni del boom economico, in cui la ‘600 divenne la macchina degli italiani. Un periodo però turbolento, con la nascita del movimento studentesco e delle grandi lotte operaie che nel ’68 diedero il via all’autunno caldo.

La Fiat, in difficoltà economiche, nel 1976 aprì l’ingresso del proprio azionariato alla Lafico, la finanziaria del governo libico, poi ci furono gli anni di piombo in cui l’azienda pagò il suo drammatico tributo di morti e feriti e il 1980 con l'occupazione di Mirafiori per trentacinque giorni a seguito dell'annuncio di migliaia di licenziamenti a cui i colletti bianchi dell'azienda, sostenuti da tutta la cittadinanza torinese, risposero con la marcia dei 40 mila. Quindi, affiancato da Cesare Romiti, Agnelli rilanciò la Fiat in campo internazionale trasformandola in pochi anni in una holding diversificata in vari settori.

A lungo scapolo d'oro, amante delle macchine veloci, delle belle donne (sempre con grande riserbo) ma anche della pittura e grande tifoso della Juventus e della Ferrari, Agnelli è stato il mito per tante generazioni di italiani tanto che nei giorni della scomparsa, il 24 gennaio 2003, nella residenza di famiglia sulla collina torinese, quando la notizia fece in pochi minuti il giro del mondo, molti salutarono la sua morte come quella 'dell'ultimo re d'Italia'.

Gawronski:"A suo agio nel mondo digitale". Christillin:"Non avrebbe mai usato i social"

A 100 anni dalla sua nascita, chi lo ha conosciuto bene come il politico e diplomatico Jas Gawronski o la presidente del Museo Egizio Evelina Christillin, raccontano che sarebbe stato sicuramente a suo agio in questo mondo digitale e moderno. “Gianni Agnelli – spiega Gawronski - era un uomo moderno, un precursore. Era molto attivo, il motore che lo animava era la voglia di conoscere e vedere: questo lo avrebbe portato ad approfondire i temi tecnologici attuali”.

Un pensiero analogo a quello della Chirstillin, che però è certa di una cosa: ”L’Avvocato non avrebbe mai usato i social per comunicare e raccontare i fatti personali. Non ha mai avuto un cellulare: il famoso centralino di casa Agnelli lo connetteva con qualsiasi angolo del pianeta”.

"L'Avvocato avrebbe sofferto lo stop agli spostamenti per la pandemia, ma avrebbe rispettato i divieti"

Ed entrambi concordano che avrebbe sofferto molto questo periodo di pandemia per la limitazione agli spostamenti. “Penso – racconta la signora dei Giochi Olimpici di Torino 2006 - si sarebbe comportato come il Presidente Sergio Mattarella: si sarebbe seduto su una seggiola e avrebbe aspettato il suo turno per il vaccino. All’Avvocato sarebbe pesato moltissimo questo momento storico perché era la persona più mobile e “viaggiante” che abbia mai conosciuto: so per certo però che avrebbe rispettato tutti i divieti, perché da buon ufficiale era rispettosissimo delle regole”.  

La sua scomparsa – commenta Gawronski – è stata una pena per tante persone, ma anche sul piano istituzionale manca qualcuno che rappresenti quello che di meglio c’è in Italia, come faceva lui. Ha portato il nostro Paese nel mondo: aveva dei contatti personali spendibili ad altissimo livello, dai Kennedy a Kissinger”.

Mentre in Italia – prosegue - era ammirato, ma anche criticato, all’estero era tutto un elogio: quando i capi di governo pensavano di nominarlo ufficialmente ambasciatore italiano a Washington, i suoi amici auspicavano questa scelta. Lui all’epoca, rifiutò forse perché non voleva essere contenuto in binari”.

Il suo regalo a Torino furono le Olimpiadi del 2006, come ricordano tutti e soprattutto colei che ne fu la regina, Evelina Christillin. “Non era scontato che vincessimo – racconta – perché Torino era candidata per la prima volta: io sono stata il braccio armato del suo cervello. Le sue relazioni sono state fondamentali, così come la garanzia che dava la Fiat, che andava al di là del colore politico del momento”.

Ed il ricordo della Presidente dell’Egizio, in occasione dei 100 anni della nascita, è legato proprio ai Cinque Cerchi. “Era l’autunno del 2001, quando lui non stava già bene. Mi chiamò a casa e io speravo mi desse notizie positive sulle salute. Invece mi disse: se mi devi chiedere qualcosa per le Olimpiadi fallo ora, che posso ancora fare qualcosa. Più avanti non so cosa potrò fare”.

Lippi e la Champions del '96:"Avvocato entusiasta della vittoria,  tutto l'ambiente la voleva fortissimamente"

Tra le grandi passioni dell'Avvocato c'è stata sempre la Juve, della quale è stato anche presidente negli anni successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale. La Juve dei 'danesi' (Hansen e Praest) e del giovane Boniperti è stata quella che ha amato di più, forse perché gli ricordava la sua gioventù, quando la Vecchia Signora compì 100 anni Agnelli definì Giampiero Boniperti l'uomo simbolo del primo secolo bianconero.

Lui che ha sempre desiderato più di ogni altra cosa vincere in Europa è stato legatissimo anche alla Juve di Marcello Lippi, l'ultima capace di conquistare la Coppa dei Campioni o Champions League, come è diventata negli ultimi anni. Era il 1996, quando i bianconeri, nella finale di Roma contro il favoritissimo Ajax, si imposero ai rigori. "E' un ricordo fantastico quella partita", ha detto Lippi, che poi seppe condurre la Juve ad altre tre finali di Champions. "L'Avvocato Agnelli era entusiasta dopo quella vittoria, tutto l'ambiente la voleva fortissimamente, compreso il Dottor Umberto, suo fratello".

Cosa vorrebbe dire Lippi all'Avvocato, se fosse ancora in vita, per fargli gli auguri per i suoi 100 anni? "Mi piacerebbe poterlo abbracciare, anche se so che in questo periodo non si puòDi lui mi porterò per sempre dietro un ricordo meraviglioso. Mi ha trattato sempre benissimo, fin dalla prima volta che ci siamo conosciuti: anche se io da calciatore non ero mai stato alla Juve, mi ha fatto sentire subito importante".

E per celebrare la nascita dell'avvocato oggi il Ministero dello Sviluppo Economico ha emesso un francobollo commemorativo.

 

Cinzia Gatti e Massimo De Marzi

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