La sanità piemontese guarda oltre la pandemia e prova a smaltire quelle liste d’attesa arrivate a toccare livelli preoccupanti post Covid. A fare un primo bilancio del lavoro svolto è stato il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, visibilmente soddisfatto: “Avevamo detto di voler tornare ai livelli pre pandemia, entro la fine del 2022. L’obiettivo, nel primo semestre dell’anno, era di recuperare il 30% delle visite, ma siamo arrivati oltre il 40%. Un risultato oltre le aspettative”.
Cup, sms e nuovi metodi in arrivo a settembre
Decisivo un investimento di 50 milioni di euro e una riorganizzazione, che a settembre vedrà una grande novità: il contatto diretto della Regione al paziente, come già sperimentato con i vaccini. “Oggi una persona che deve fare una visita deve tentare la telefonata per riuscire a ottenere una data. Il Cup, deciso dalla giunta Chiamparino nel 2014, aveva 2,5 milioni di chiamate all’anno e l’abbiamo portato a 4 ma non è sufficiente. Su visite cardiologiche e mammografie, da settembre prenderemo in carico il cittadino: quando questo chiamerà la Regione, la Regione prenderà una volta in carico la sua richiesta e attraverso un messaggio invierà al paziente giorno, data e luogo della prestazione sanitaria. Il luogo più vicino e la data più vicina”.
38 giorni per una visita, come nel 2018
Se è vero che il Covid non ha creato un problema già presente da prima della pandemia, ma l’ha aggravato e ne ha reso la soluzione più difficile da trovare, la strada intrapresa pare essere virtuosa: “Sulle visite programmabili, nel 2018 i tempi d’attesa medi erano 38 giorni. Oggi sono di nuovo 38, come prima”. “La media - ha spiegato Cirio - è calcolata sulle 42 prestazioni sanitarie. 20 di queste vengono erogate una settimana in anticipo rispetto al 2018”.
Visite più brevi? Cirio smentisce
Smentite invece le voci che riportavano di proteste di medici che avevano lamentato di aver ricevuto l’ordine di ridurre la durata delle visite, proprio al fine di abbattere i tempi d’attesa: "Mai nessuno si è sognato di dare indicazione di tagliare i tempi di visita. Se in qualche azienda è avvenuto, ho già chiesto all'Ordine dei medici che ci dicano dove, perché questo non esiste: vorrei sapere quale Asl e quale prestazione, perché è un fatto grave. Ma a fronte di qualche lamentela, non dimenticate che in Piemonte si fanno quattro milioni di prestazioni ambulatoriali all'anno".
Cirio ha poi ribadito il suo impegno in prima persona per riportare la sanità piemontese ai livelli pre Covid: “Siamo impegnati per risolvere le cose più difficili e questa lo è, ma quando c’è di mezzo la vita delle persone non devi lasciare nulla d’intentato e, soprattutto, le devi fare in prima persona: ecco perché sovrintendo la gestione del recupero delle liste d’attesa in Piemonte”.
M5s: "Spot lontano dalla verità"
Una narrazione rigettata dal M5s, che ha tappezzato il cortile di Palazzo Lascaris con foglietti riportanti i tempi d'attesa per prestazioni sanitarie in Piemonte: "Al Piemonte servono investimenti importanti sulle strutture e nelle assunzioni del personale, ciò che chiediamo fin da inizio mandato per preservare la salute dei cittadini". "Non ce ne facciamo nulla del solito spot a reti unificate. È necessario un ampio confronto con i professionisti, i sindacati, gli utenti e le forze politiche che siedono in consiglio regionale, dove invece di continuare a discutere di feste e festicciole vorremmo tornare a parlare dei temi fondamentali per il Piemonte" hanno affermato Sarah Disabato e Sean Sacco.
Duro anche il commento di Silvio Magliano, capogruppo dei Moderati: "I dati parlano chiaro e ci preoccupano i casi di visite in teoria urgenti e in pratica calendarizzate dopo mesi: scaricare le responsabilità sulle Giunte precedenti è una linea difensiva fiacca e poco convincente da parte di un Presidente e di un Assessore alla Sanità che evidentemente, sul tema delle liste d'attesa, non hanno le idee chiare. Anche di questo chiederemo conto in aula".