Sanità - 06 settembre 2025, 07:00

Le radici della stabilita'

I consigli di nutrigenomica di Simona Oberto

Nello scorso articolo abbiamo parlato di quanto può essere difficile passare dalle intenzioni alle azioni. La famosa frase: “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, rappresenta bene il concetto. La paura di non essere all’altezza, di esporsi, di uscire allo scoperto “imprigiona” molte persone nella loro “comfort zone” e le condanna a una condizione di insoddisfazione profonda che, nel tempo, può portare non solo a comportamenti psicoemotivi inopportuni, ma anche a scompensi fisici e vere e proprie malattie.

 Oggi voglio parlarvi delle soluzioni che tutti noi possiamo avere a portata di mano per riuscire ad imparare a gestire la nostra vita in modo più equilibrato, così da diventare persone più felici, complete e soddisfatte. Come esperta di Nutrigenomica e Life Coach, la prima cosa che vi invito a fare è distinguere tra chi siete da cosa mostrate. Nella vita svolgiamo molti ruoli: genitori, coniugi, figli, insegnanti, operai, atleti, liberi professionisti, ma la realtà esterna non sempre rappresenta ciò che siamo realmente nel nostro interno. Siamo troppo impegnati e coinvolti a cercare di superare gli ostacoli nel mondo esteriore per raggiungere obiettivi che molto spesso non ci rappresentano, ma che nascondono unicamente la ricerca dell'approvazione altrui e ci dimentichiamo di affrontare gli ostacoli più importanti, quelli interni, come le nostre paure, l'insicurezza, le frustrazioni e il dolore che ci impediscono di esprimere la totalità delle nostre capacità e risorse. Il segreto sta nel comprendere che è possibile scegliere in che modo guardare gli eventi esterni e come reagire mentalmente ed emotivamente di fronte ad essi. 

Dobbiamo recuperare la nostra “saggezza interiore”, che consiste nella nostra stabilità, quella saggezza che ci permette di essere calmi e lucidi nel mezzo della tempesta, con una concentrazione rilassata e una chiarezza di intenti che ci porta a scegliere gli strumenti giusti per agire. Di quali strumenti parlo? Delle vostre capacità e risorse che vi permetteranno di affrontare la situazione stressante in modo costruttivo. Il coaching è molto efficace in questo. Vi propongo dei semplici esercizi per riuscire a metterle a fuoco. Innanzi tutto, scegliete un momento in cui vi è possibile rilassarvi senza interferenze (telefonate, figli, scadenze, spesa, discussioni aperte ecc.). Ora ricercate una concentrazione rilassata. Quando vi sentite liberi dalle tensioni quotidiane, senza pensarci troppo, fate una lista delle situazioni che vi provocano maggiore stress. Mettendole nero su bianco, inizierete ad averne una consapevolezza diversa, perché molte volte siamo i primi a non ammettere a noi stessi che certe cose/situazioni/persone ci procurano un profondo disagio. Dobbiamo capire che non sempre ce ne possiamo liberare, eliminandole o allontanandole (molte volte è impossibile) o, peggio, negandole, ma possiamo concentrarci su un aspetto molto più importante: come imparare a gestirle, diventando persone migliori. 

Questo vi permetterà di “vedere” quelle stesse cose/situazioni/persone con occhi completamente diversi, ma, se volete cambiare qualcosa, prima dovete aumentare la vostra consapevolezza di “ciò che è”. Quindi, leggendo l’elenco appena stilato, iniziate a chiedervi, riflettendo su ogni punto: “Quanto percepisco la cosa come una minaccia? Quanto sta condizionando la mia vita? Cosa mi suscita? Paura, rabbia, dolore, negatività, fastidio, invidia?”. Scrivete le risposte. Non dovete cercare la risposta “giusta”, ma semplicemente ammettere nero su bianco la vostra difficoltà, consapevoli che quel disagio, più o meno profondo, attinge da dolori del passato consci od inconsci e dalla paura di non averne il controllo. Ora, scrivete su un altro foglio bianco il vostro nome. Guardate i due fogli. Voi siete una cosa diversa da quell’elenco “fastidioso”. Spostate il focus. Spostate l’attenzione su voi stessi, come persona, come individuo. Concentratevi, liberi dalla paura del giudizio. Non possono sentirvi perché state parlando con voi stessi. Non dovete dimostrare niente a nessuno. Ora scrivete sotto al vostro nome quelli che considerate i vostri punti di forza. Siate “generosi”, non abbiate paura di esagerare, anche perché normalmente tendiamo a sottostimarci. 

Vi potrà sembrare troppo semplice, ma questi saranno proprio gli strumenti che potrete imparare ad utilizzare ogni volta che vi si presenterà quella cosa/situazione/persona che avete elencato nell’altro foglio. La domanda è: “Quale di queste risorse devo utilizzare quando mi trovo in quella determinata situazione o sono di fronte a quella persona?”. Questo è il punto importante: utilizzare la risorsa giusta. Il problema è che molte persone non sono consapevoli delle loro capacità. Rendiamo la cosa più creativa. Disegnate un albero. 

Partite disegnando le radici, contrassegnando ogni radice con un aggettivo che rappresenta un vostro punto di forza (ad esempio “determinato”, “coraggioso”, “curioso”, “generoso”, “tollerante”, “altruista”, “creativo”, “coerente”, intraprendente, ecc.). Quelle sono le vostre “radici della stabilità”. Ora disegnate la parte esterna dell'albero, quella visibile, la parte di voi che mostrate al mondo. Siete una quercia maestosa? Un pino ombroso? Un melo da fiore? Un salice piangente? Sopra l'albero disegnate gli elementi della natura che possono scuoterlo e minacciarlo, come la pioggia, i fulmini, il vento o la grandine e contrassegnate ognuno di questi elementi naturali con uno dei maggiori agenti stressanti della vostra vita che possono minacciare la vostra stabilità (ricorrete all’elenco “fastidioso” che avete fatto all’inizio). Ora osservate il vostro disegno. Analizzatelo. Come sono le radici della stabilità? Forti, numerose, profonde? Com’è l'albero? Rigoglioso, striminzito, spoglio? Piegato sotto la forza del vento? E come sono gli eventi atmosferici che avete disegnato e chiedetevi quanto effettivamente possono essere in grado di creare instabilità sul vostro albero, quanto possono minare e scuotere il suo fusto, le basi, le radici.

 La cosa importante da comprendere è che l’albero potrà anche piegarsi fino a spezzarsi, ma, se le radici sono forti e il terreno fertile, potrà rinascere più forte di prima. Ecco perché bisogna lavorare per consolidare le “radici della stabilità”: l'umiltà, la riconoscenza, il coraggio, l'intuito, l'empatia, la gentilezza, l'entusiasmo, la fiducia, la determinazione, la volontà sono tutte qualità innate, pronte per essere utilizzate. Le risorse interiori sono il vostro hardware stabilizzatore, sempre a disposizione. Il senso dell'umorismo può insegnarci a farci scivolare le cose addosso; la compassione può trasformare il risentimento in apertura mentale; l’umiltà ci permette di riconoscere i nostri limiti ed imparare dagli altri; l’empatia ci aiuta a metterci nei panni delle altre persone; la saggezza ci porta a riflettere prima di agire; la speranza può aiutarci nel momento in cui le cose non vanno come vorremmo. Sono tutti doni preziosi di cui dobbiamo diventare consapevoli, così da utilizzarli nel momento del bisogno. Il primo passo è sicuramente quello della consapevolezza. Riconoscendoli come nostre qualità e come strumenti, consolidiamo la nostra stabilità e, di fronte un agente stressante, impariamo a fare un passo indietro, a riflettere, ad accettare, ad accedere alla nostra saggezza interiore e a sviluppare una strategia su come poter procedere. 

Una volta consapevoli bisogna imparare a metterci al primo posto, a dire di no, a mettere dei paletti. Sembra facile, ma per molte persone non lo è. Per una settimana provate a scrivere tutte le richieste che vi vengono fatte dagli altri. Alla fine dei sette giorni controllate la lista. Quante volte avete accettato di fare cose che hanno aumentato il vostro stress? C'erano occasioni in cui avreste potuto dire di no e non lo avete fatto? Quanto vi è pesato? Se avete la sensazione di aver subito queste situazioni allora vuol dire che state agendo solo per compiacere gli altri e non voi stessi. Non siete direttori della vostra vita; non esercitate il controllo sul timone; non avete chiara la vostra missione, i valori, gli obbiettivi. Non state puntando alla realizzazione di voi stessi. 

Provate a chiedervi: “Cosa potrà mai succedere, se questa volta dico di no?”. Se avete la sensazione che state cercando il compiacimento, fermatevi, prendetevi una pausa e chiedetevi perché lo state facendo e qual è la vera motivazione che vi spinge. Fermarsi è sempre una scelta vincente! Provate a pensarci. Quante volte, magari dai vostri nonni, vi siete sentiti dire di contare fino a 10 prima di agire. Questo fa parte della saggezza di un tempo. Fare un passo indietro ci permette di mettere una certa distanza tra noi e la situazione. Ci permette di analizzarla, di riuscire a vederla con altri occhi e di agire con maggiore chiarezza e comprensione nel rispetto della nostra persona. 

Fermatevi ogni volta che sentite di aver perso il controllo. Fermatevi prima di reagire male a un insulto, a un torto o a una cattiveria. Provate a mettervi nei panni dell’altra persona che ritenete non essersi comportata bene con voi, ma non per scusarla o giustificarla, ma per cercare di vedere la situazione dal suo punto di vista, utilizzando l'empatia, una delle qualità più potenti dell'essere umano. Mettersi nei panni di chi ci ha offeso, deriso o fatto soffrire è molto difficile ed è possibile solo se siamo animati unicamente dal sincero desiderio di comprendere. Allora potreste scoprire che l'offesa ricevuta non è altro che la risposta a una vostra istigazione; che l’avervi deriso non è altro che un invito a non prendervi troppo sul serio, senza volontà di umiliare; che la sofferenza inflittavi è frutto di una profonda insicurezza dell’altra persona. Provate! Sono sicura che vi stupirete dei risultati. 

Questi sono semplici esercizi alla portata di tutti, ma se volete seriamente intraprendere un percorso di Coaching, il mio consiglio è quello di affidarvi a Coach professionisti in grado di guidarvi in questo interessantissimo viaggio alla ricerca delle vostre “radici”, intese come risorse e capacità nascoste.