Cultura - 26 settembre 2025, 15:45

Interferenze, Confluenze e Metafisica: i nuovi progetti alla Fonazione Cerutti di Rivoli

Tutte le iniziative che animeranno l'autunno 2025

La Fondazione Francesco Federico Cerruti per l’Arte presenta il calendario delle iniziative che animeranno la programmazione culturale nell’autunno 2025, intrecciando le tre principali linee di attività della Collezione. Interferenze, programma avviato nel 2024, trasforma la casa-museo in un laboratorio dialogico. Ogni interferenza prevede un intervento di un artista contemporaneo tra le sale della Collezione inserendosi nel suo palinsesto storico. Confluenze è il dispositivo espositivo che, attraverso prestiti mirati di opere iconiche, accende nuove letture della Collezione Cerruti. Le opere ospiti entrano in dialogo con i capolavori della casa-museo, generando cortocircuiti di senso e nuove traiettorie di interpretazione. E infine la collana, edita da Allemandi e curata nei suoi primi tre numeri da Andrea Cortellessa, i Quaderni di Fisica e Metafisica mette in scena la forma editoriale della Collezione Cerruti, che agisce come organismo vivo e di cui ogni volume è un esercizio critico che unisce indagine scientifica e riflessione filosofica, con il contributo di scrittori e artisti.

INTERFERENZE: Alessandra Ferrini, Gala Porras-Kim, Enrico David
Frequenze contemporanee nella casa-museo
Avviato nel 2024, il programma Interferenze introduce opere di artisti contemporanei all’interno delle
sale della Collezione Cerruti, generando “disturbi creativi” e innescando dialoghi inattesi tra patrimonio storico e presente. Questi interventi, prodotti in dialogo con le mostre del Castello di Rivoli o con i contenuti dei Quaderni di Fisica e Metafisica, creano cortocircuiti tra passato e presente, restituendo al pubblico nuove prospettive di lettura.
 
Interferenze fa emergere la Collezione come spazio dinamico, in continuo confronto: la casa del collezionista diventa laboratorio, dove il patrimonio storico accoglie le tensioni. Il progetto rivela la collezione come uno spazio vivo, attraversato da possibilità e domande. Questa apertura permette di ripensare la storia della cultura, accogliendo gli impulsi del presente e le tensioni dell’arte contemporanea nell’ambito delle linee storiche raccolte da Cerruti.
 
La prima Interfernza sarà quella di Alessandra Ferrini; faranno seguito quelle di Gala Porras-Kim e di Enrico David.
 
Alessandra Ferrini, Unsettling Genealogies
Da giovedì 25 settembre 2025
L’opera video Unsettling Genealogies (2024) di Alessandra Ferrini (Firenze, 1984) propone un’indagine critica sulle eredità del colonialismo e del fascismo, che anticipa il suo contributo al terzo Quaderno, La forma dell’Italia.
 
Unsettling Genealogies nasce dalla ricerca a lungo termine condotta da Alessandra Ferrini sulla storia delle istituzioni culturali italiane. L’opera intreccia vicende familiari e narrazioni storiche, interrogando il rapporto tra estetica, ideologia e propaganda, attivando un’attenta riflessione sulla storia coloniale, le classi sociali, l’imperialismo europeo e l’eredità del fascismo. In particolare, l’artista esamina la politica culturale del fascismo italiano e il suo duraturo investimento nelle arti, mettendo in luce la relazione tra estetica, ideologia e propaganda.
 
Il punto di partenza dell’opera è una fotografia che ritrae Giuseppe Volpi, conte di Misurata, imprenditore e politico italiano, durante l’inaugurazione della Terza Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nel 1935. In quell’edizione fu istituita la Coppa Volpi, premio alla miglior attrice e al miglior attore, intitolato proprio al conte di Misurata, allora presidente della Biennale di Venezia e figura di spicco del Partito Nazionale Fascista, nonché ex ministro delle finanze del governo Mussolini. Volpi ricoprì inoltre un ruolo centrale nella brutale repressione della resistenza anticoloniale in Libia, che culminò nel genocidio dell’ordine senussita alla fine degli anni Venti. La Coppa Volpi viene tuttora assegnata, pur conservando il nome di un politico fascista italiano.
 
Questa immagine d’archivio ha innescato una riflessione sull’origine della Mostra del Cinema di Venezia, fondata nel 1932 dallo stesso Volpi, insieme ad Antonio Maraini e Luciano De Feo, ma anche sulla gestione della Biennale d’Arte di Venezia da parte di Maraini e Volpi durante il regime fascista. Antonio Maraini, scultore e politico, fu direttore della Biennale d’Arte tra il 1928 e il 1942. Tre membri della famiglia Ferrini – una prozia, la nonna e il nonno – lavorarono presso la tenuta di Maraini a Firenze negli anni Trenta e Quaranta come personale di servizio.
 
Attraverso archivi personali e storici, Ferrini fa emergere microstorie individuali accanto a narrazioni storiche dimenticate o rimosse, mettendo in scena una tensione tra la sfera pubblica e quella domestica. Per sottolineare questa relazione tra memoria individuale e collettiva, il video Unsettling Genealogies è stato girato all’interno di un’installazione composta da due ambienti ispirati alla fotografia d’archivio dell’inaugurazione della Mostra del Cinema: uno richiama uno spazio domestico, mentre l’altro presenta grandi riproduzioni di immagini d’archivio di spazi istituzionali.
 
Alessandra Ferrini è un’artista, ricercatrice ed educatrice italiana residente nel Regno Unito. La sua pratica indaga le eredità persistenti del colonialismo e del fascismo italiano, con particolare attenzione alla rete storica e attuale di relazioni tra l’Italia, l’area mediterranea e il continente africano. Il suo lavoro si sviluppa tra immagine in movimento, installazione e lecture-performance, oltre che nella scrittura, editoria e didattica. Le sue opere sono state esposte in mostre collettive e programmi cinematografici internazionali. Nel 2022 ha vinto il Maxxi Bulgari Prize e ha partecipato all’Esposizione Internazionale della 60ª Biennale d’Arte di Venezia (2024).

CONFLUENZE: Giacomo Balla
Prestiti e riletture nella Collezione Cerruti
Fino a domenica 25 gennaio 2026
 
Con il programma Confluenze la Collezione Cerruti avvia una serie di mostre dossier che nascono da prestiti e scambi con altre istituzioni.
 
Il primo appuntamento porta a Villa Cerruti uno dei capolavori più iconici di Giacomo Balla (Torino, 1871 – Roma, 1958), Bambina x balcone (1912), proveniente dalla GAM, Galleria d’Arte Moderna di Milano. L’opera dialoga con cinque lavori di Balla già in Collezione, per l’occasione riallestiti in nuovi ambienti, offrendo una lettura trasversale della sua ricerca: dai pastelli giovanili (La Seducente, Via Po) alla stagione futurista (Velocità astratta, Orbite celesti) fino al Piccolo Autoritratto del 1920.
 
La presenza del dipinto in Villa Cerruti illumina uno degli artisti più rappresentativi della Collezione. L’opera della GAM di Milano del 1912 si inserisce nell’arco produttivo tra il 1902 e il 1920, che comprende le cinque opere di Giacomo Balla acquistate da Francesco Federico Cerruti, che ne testimoniano l’ampiezza di ricerca: dagli esordi realisti e divisionisti fino alle sperimentazioni futuriste.
 
La bambina ritratta è la figlia maggiore dell’artista, Luce, colta mentre corre sul balcone della casa in via Parioli a Roma. La sequenza ritmica dei passi e la ripetizione della figura restituiscono la percezione del movimento.
 
Nei pastelli La Seducente (Enrichetta) (1902) e Via Po (1904), Balla esplora invece la resa luminosa, legata alla sua passione per la fotografia, ereditata dal padre e coltivata negli anni di formazione torinese. Nel segno rapido e sciolto emerge una declinazione personale del divisionismo, capace di cogliere vibrazioni luminose e varietà materiche.
 
Con Velocità astratta (1913), tra i capolavori della Collezione Cerruti, Balla intensifica la sua indagine sul dinamismo: al ritmo cinetico dei passi della bambina si affianca ora il tema della velocità, incarnato dall’automobile come simbolo della modernità futurista. Nello stesso anno, osservando dal balcone il cielo notturno, dedica alla rotazione degli astri il dipinto Orbite celesti, che traduce la traiettoria orbitale in uno spazio rarefatto, definito da velature azzurre e violacee dal timbro quasi pastellato.
 
Il percorso si chiude con il Piccolo autoritratto (1920 ca.), parte di un corpus di circa novanta autoritratti. realizzati dall’artista: esercizi, in forma pittorica o scritta, che documentano il passare del tempo, le variazioni di energia e i mutamenti interiori. In questo caso è la stessa firma “Balla Futurista” a sostituire il volto, trasformando il segno in immagine: tavole parolibere e intrecci di testo e disegno che rivelano la libertà radicale di un artista poliedrico e metamorfico.
 
Confluenze è un dispositivo di rilettura, in cui ogni opera ospite attiva nuove relazioni e apre a una visione dinamica della casa-museo.

comunicato stampa