Cultura - 25 giugno 2025, 07:08

10 anni di Flowers Festival, Gargarone: "La Certosa era luogo di dolore, oggi qui proponiamo ogni tipo di musica" [INTERVISTA]

I concerti iniziano questa sera con Willie Peyote e si chiude con Fabri Fibra il 14 luglio. Il direttore artistico: "Da Torino arrivano i compositori premiati ai David di Donatello e ai César per le migliori colonne sonore degli ultimi cinque anni. Dimostra che qui la qualità diventa pop"

10 anni di Flowers Festival, Gargarone: "La Certosa era luogo di dolore, oggi qui proponiamo ogni tipo di musica" [INTERVISTA]


 

Dieci anni di Flowers Festival che coincidono con i dieci anni di Educazione Sabauda di Willie Peyote con cui questa sera la kermesse apre la nuova stagione. 

Fino al 14 luglio si alterneranno sul palco della Cerosa di Collegno artisti come Brunori Sas, Fabri Fibra, gli Afterhours, Emma Nolde, Alfa. 

“Una decina di anni fa - racconta il direttore artistico, Fabrizio Gargarone - organizzavamo gli spettacoli al Gru Village, avevamo in calendario Patty Smith e Goran Bregovich. Patty Smith però non poteva esibirsi all’interno di un mall. Mi trovavo con un contratto di una grande artiste, ma non potevo farla esibire. Ho chiamato l’allora sindaco di Collegno, Francesco Casciano. L’area della Lavanderia faceva già dei festival, Casciano era entusiasta dell’idea. Siamo partiti da quei due grandi mattoni. Una prima edizione importante che nonostante i tempi stretti fu su un successo. Quel tipo di format mancava sul territorio. Oggi il Flowers propone qualsiasi tipo di musica e il pubblico viene a prescindere, questo è il risultato più importante”. 

7500 è la capienza massima della Lavanderia, ma le prevendite già staccate fanno pensare a un nuovo record. La storia e il fascino dell’ex manicomio, hanno contributo al successo del Flowers? 

“Era un luogo di dolore, uno dei più grandi manicomi italiani. I padiglioni erano collegati con un trenino. La lavanderia una volta ospitava le lenzuola stese di tutta la struttura. La mensa dove mangiano è il padiglione 14, quello più crudo, dei ‘furiosi’, erano chiusi dove noi oggi ospitiamo gli artisti a mangiare. Questo tipo di racconti lasciano una grande impressione sugli artisti. Gianna Nanni aveva fatto l’operatrice psichiatrica ed era rimasta ovviamente colpita dalla storia della Certosa. Una storia che perché sposta la percezione di quello che metti in scena”. 

Dai fiori di De André deriva il nome del Festival e proprio su cantautori come il Faber che si concentra la line up di quest’anno. 

“Nella cinquina finale del Festival di Sanremo è ricomparsa la parola canzoni d’autore, che avremmo visto solo al Tenco fino a qualche anno fa. Oggi c’è stata la fusione tra pop e nuova canzone d’autore. Stiamo assistendo a un ritorno prepotente dell’autorialità. Credo che il pubblico italiano stia si sia stufato delle stesse canzoni suonate h24. Forse questa fase è arrivata alla fine. Si sta cercando altro. Agli headliner abbiamo affiancato i nuovi autori come Anna Castiglia e Joan Thiele. Hanno un approccio diverso ai temi di genere un modo profondo, qualitativo e pop”. 

È una direzione in cui sta andando la musica a Torino? 

“Dove stia il mercato non lo so, ma ho la sensazione che alcuni artisti possano diventare il futuro con una visione più grande del semplice brano musicale. Nessuno ci aveva fatto caso, ma da Torino arrivano i compositori premiati dai David di Donatello e dai César per le migliori colonne sonore degli ultimi cinque anni. È clamoroso. La qualità che diventa pop”. 

Ultimamente si sta aprendo un dibattito tra chi organizza i festival e gli ambientalisti. È possibile organizzare un evento senza nuocere all’ambiente secondo lei? 

“Credo debba essere obbligatorio avere un festival che tuteli l’ambienti, ma è un tema veramente complesso. Parlo da direttore che ha dovuto cancellare l’Apolide ad Alpette per la tutela di un rospo. Non l’ho mai visto quel rospo, ma pensandoci oggi avevo ragione io o quel rospo che esiste solo lì e in Svizzera?"

Quanto è complesso organizzare oggi un festival tenendo conto anche di questi elementi? 

“È complesso, ci devi lavorare a tempo pieno per tanto tempo. Tieni conto che Caparezza, che suonerà l’11 luglio 2026, esattamente 11 dopo la sua prima esibizione da noi, l’abbiamo annunciato un anno prima. Questo dà un’idea di cosa parliamo. Un’organizzazione che richiede una squadra a tempo pieno. C’è bisogno di strutture che si applicano davvero tutto l’anno, certo c’è meno spazio per i festival spontanei e  veloci”. 

Chiara Gallo

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