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Attualità | 03 aprile 2021, 14:32

Dad e isolamento, la psicoterapeuta: "Sempre più casi di depressione tra gli adolescenti, ma i veri effetti si vedranno tra un po'"

L'allarme scatterà con il ritorno alla vita normale. Il difficile sarà sradicare la dipendenza dai social e recuperare il tempo perduto. "Come gestire i casi di isolamento e gli scatti di nervosismo? Ascoltate i vostri figli, osservateli. E aiutateli a verbalizzare i loro stati d'animo"

Ragazza tiene in mano cartello con la scritta "help"

La pandemia e il conseguente lockdown forzato ha portato all'aumento di casi di depressione tra gli adolescenti

"Stiamo facendo vivere i nostri ragazzi in una realtà distorta, gli stiamo letteralmente togliendo un anno di esperienza fondamentale per la loro crescita e per la loro formazione. Ma i veri danni del lockdown, che è iniziato 13 mesi fa e che per loro di fatto è proseguito con la didattica a distanza, si vedranno soltanto nel tempo, quando la pandemia sarà speriamo alle nostre spalle e la vita sarà tornata alla normalità". A spiegarcelo è Manuela Vecera, psicologa psicoterapeuta psico-dinamica di Torino specializzata in età evolutiva. A lei abbiamo chiesto di raccontarci gli effetti della dad e dell'isolamento sociale imposto agli adolescenti.

"Questa è sempre stata e sempre sarà un'età difficile. Ma essere adolescente oggi è ancora più un problema. Stiamo chiudendo i ragazzi in casa, controllati 24 ore su 24 dai genitori, cioè nell'ultimo posto dove vorrebbero stare. E' innaturale per loro, che invece vorrebbero sfuggire alla famiglia, uscire con gli amici, condividere le 'loro cose' con i coetanei".

Qual è il problema maggiore che ha riscontrato?

Con un anno di 'blackout', la società ha di fatto giustificato l'isolamento degli adolescenti, che è tipico dell'età ma che oggi è stato ovviamente accentuato fino a diventare normalità. Addirittura glielo abbiamo imposto, passando il messaggio che stare con i coetanei sia sbagliato. Non è certo un caso che siano aumentati a dismisura i casi di giovanissimi che soffrono di depressione e di demotivazione. Oggi i ragazzi si sentono 'giustificati' a stare da soli. C'è chi si taglia, chi manifesta problemi di alimentazione e chi cerca di 'evadere', in senso letterale scappando di casa o in senso figurato attraverso i social e il telefonino".

Ecco appunto, i social. E' difficile capire se oggi siano un male o un bene.

"Oggi i social network sono importantissimi. Sono infatti l'unico mezzo o quasi per i ragazzi per rimanere in contatto, per non sentirsi soli, per relazionarsi con i loro pari. Il problema semmai sarà come gestirli dopo, quando torneranno a scuola e a uscire senza restrizioni. Non sarà facile abbandonare gli smartphone e le dinamiche dei social. E anche per i genitori sarà impossibile rimettere l'etichetta 'negativa' su un mezzo che nell'ultimo anno è stato una valvola di sfogo fondamentale per tutti, anche per gli adulti stessi".

Chi sono i ragazzi che più risentono dell'isolamento?

"L'isolamento fisico è soprattutto isolamento sociale. E il vero rischio è 'patologizzare' i malesseri latenti. Mi spiego: chi già prima si trovava in situazioni più complesse, chi aveva difficoltà a gestire le proprie relazioni e i propri comportamenti, oggi avrà accentuato tutti questi aspetti. E quando rientrerà avrà ancora meno strumenti di prima per gestirli. Pensiamo a un ragazzo o a una ragazza che si sentiva emarginato: quando tornerà a scuola sarà un anno più grande ma si sarà perso un anno di esperienza".

Come se ne esce?

"Questa generazione pagherà questa situazione, è inevitabile. Però chi ha gli strumenti potrà uscirne più facilmente. E questi strumenti possono arrivare dal proprio carattere, da un aiuto esterno, come quello di un professionista, o dal contesto familiare".

Cosa deve fare un genitore?

"Un genitore sensibile si solito si accorge che qualcosa non va. Ma quello è solo il primo passo. Bisogna imparare ad ascoltare i propri figli, osservarli. Si deve cercare di non essere troppo pressanti e presenti, ma allo stesso tempo non bisogna abbandonarli. E' molto importante non chiudersi nel silenzio: verbalizzate il più possibile i vostri stati d'animo e i vostri sentimenti e aiutate i ragazzi a fare altrettanto. E ricordatevi: genitori ansiosi generano ansia, nervosi nervosismo. Poi è chiaro che per i genitori stessi non è facile: anche loro arrivano da un anno di lockdown e zone rosse. Abbiamo tutti bisogno di distrazioni o di uno sfogo ogni tanto".

Daniele Angi

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