Tra le iniziative a tema “gioco” proposte dalla programmazione PLAY. Un anno tutto da giocare, la Reggia di Venaria presenta Mozart e il Gioco del Comporre, un gioco-concerto di musica classica che affonda le sue radici nel lontano Settecento.
L’evento, ideato ed eseguito dal gruppo cameristico strumentale L’Astrée, nasce dalla volontà di creare un collegamento tra gioco e musica che possa coinvolgere (e dunque far giocare) anche i visitatori, rendendoli parte integrante di un processo musicale creativo le cui origini sono da ricercare nel XVIII secolo.
A partire dalla seconda del Settecento infatti (e fino all’inizio del secolo successivo), si affermò in Europa - e soprattutto nei grandi centri di diffusione della musica stampata - un certo gusto per i giochi musicali. A cimentarsi nell’ideazione di un gioco musicale furono alcuni dei più celebri musicisti dell’epoca, come Haydn, Bach, Stadler, Kirnberger o, per citare alcuni compositori italiani, Palmerini, Ricci, Calegari.
Ampio successo ebbe quello che in tedesco veniva chiamato Musikalisches Würfelspiel (gioco di dadi musicale). Il gioco era costituito da due dadi da lanciare per ottenere una sequenza numerica casuale, cui far corrispondere delle battute musicali riportate secondo un numero d’ordine in apposite tabelle. Queste battute, per quanto venissero collocate dai singoli autori in ordine casuale, erano strutturate secondo uno schema armonico tale che, attraverso un qualsiasi lancio di dadi, erano in grado di produrre un brano musicale coerente sia esso un walzer, un minuetto, una marcia, una contradanza.
Il gioco musicale ideato con queste caratteristiche consentiva quindi a chiunque, anche se privo delle benché minime cognizioni nell'ambito delle sette note, di comporre -per così dire- dei brani originali e piacevoli. La disponibilità di un numero rilevante di battute utilizzabili, associata ai possibili risultati del lancio dei dadi, era in grado di garantire una serie di esiti sonori praticamente senza fine.
I dadi di Mozart
La prima pubblicazione di questo “gioco di dadi musicale” avvenne contemporaneamente a Berlino e ad Amsterdam ad opera dall’editore J. J. Hummel nel 1793 e la sua invenzione è attribuita a Wolfgang Amadeus Mozart. Questa paternità è stata discussa a lungo, anche perché la pubblicazione avvenne due anni dopo la morte del genio salisburghese. A fugare i dubbi in proposito, secondo quanto riporta A. Landriscina, è stato il ritrovamento di alcune realizzazioni autografe di appunti relativi proprio a quest’opera, che rende logico supporre che Mozart lo abbia scritto durante la sua infanzia per proprio uso e divertimento, più o meno come molti bambini realizzano per sé dei giocattoli.
Il gioco musicale dava la possibilità, attraverso il lancio di due dadi, di comporre in maniera automatica dei piacevolissimi minuetti. Questa forma compositiva era ordinata secondo una struttura tripartita e simmetrica: la prima e terza parte presentavano il motivo del minuetto vero e proprio, mentre la parte centrale era costituita da un trio, così definita perché in origine era eseguita da tre soli strumenti.
Nella forma tipica dell’epoca, i minuetti e i trii erano costituiti da 16 battute e da una struttura standardizzata. Proprio queste caratteristiche di semplicità e regolarità suggerirono a Mozart l'idea di utilizzare questa forma musicale per la creazione di una composizione automatica.
L’Astrée propone dunque un momento ludico a cui è invitato un certo numero di spettatori - estranei alla pratica compositiva musicale ed estratti a sorte – che, utilizzando i dadi, contribuiscono a creare un brano musicale eseguito seduta stante dai due musicisti.
Al gioco compositivo fa seguito l’esecuzione di una sonata di Mozart (ideatore del gioco) e una di Haydn per violino e fortepiano, seguito nuovamente da un secondo momento d’interazione tra pubblico e musicisti, con l’esecuzione dei brani che il pubblico crea utilizzando i dadi. Chiude infine l’evento l’esecuzione della celebre sonata in do maggiore K296 di Mozart sempre per violino e fortepiano.
L'Astrée è una formazione strumentale specializzata nel repertorio sei-settecentesco secondo criteri storici e con l'utilizzo di strumenti originali. L'Ensemble trae il proprio nome da una composizione di François Couperin Le Grand che sul finire del Seicento chiamò L'Astrée una delle sue Sonades en Trio.
Fin dall'inizio della sua attività, il gruppo rivolge una particolare attenzione al ricco patrimonio musicale piemontese in gran parte ancora inedito, e ad autori le cui musiche sono conservate presso le biblioteche piemontesi. Questa peculiarità ha suscitato molto interesse da parte del pubblico e della critica internazionale. L’Astree è formata dal Giorgio Tabacco, clavicembalo e fortepiano nonché fondatore dell’ensamble, e da Francesco D’Orazio, violino.