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Economia e lavoro | 10 marzo 2023, 07:00

Il turismo a Torino rischia la beffa: ci sono i clienti, ma non i dipendenti. E' caccia a camerieri, cuochi, lavapiatti e addetti pulizie

Si stima che la difficoltà riguardi almeno un'impresa su tre. Addirittura una su due nella ristorazione. Gli stipendi? Da contratto nazionale sono dai 1100 ai 1500 euro. Si rischia di perdere i 5,3% di affari

Camerieri che lavorano

Le aziende del turismo cercano camerieri, cuochi, lavapiatti e non solo

Mancano camerieri, cuochi, lavapiatti. E non pochi: a migliaia. Si stima 4000. Così tanti da mettere a rischio la stagione turistica che verrà, a Torino e in Piemonte. A cominciare dalle vacanze di Pasqua, ormai non più lontanissime.

Quello che lancia Confesercenti è un allarme che va a sommarsi ai tanti - già usciti nei mesi scorsi - legati alla presenza (o sarebbe meglio dire all'assenza) di candidati per alcuni posti di lavoro che invece le aziende cercano di riempire senza sosta. Un tema che, immancabilmente, riaccende anche il dibattito sulle condizioni offerte a chi cerca lavoro, in termini di orari e stipendio, che potrebbero spiegare la carenza di personale.

Banchieri: "Qui le prospettive non mancano"

Ma intanto il calendario non mente: mancano poche settimane al dunque. "Siamo di fronte a una situazione paradossale – dice Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti Piemonte -: le prospettive del settore – a differenza di ciò che succede nel resto delle attività del commercio, ancora in affanno – sono buone, ma le nostre imprese non riescono a trovare tutti i collaboratori necessari. L’insufficienza di personale sembra ormai strutturale e – specialmente dopo la pandemia – ha assunto contorni sempre più allarmanti. Il problema – continua Banchieri – è duplice: le imprese che abbiamo interpellato per la nostra indagine faticano sia a trovare dipendenti, sia a trovare persone con adeguata preparazione”.

Si calcola che la difficoltà a trovare il personale adatto si verifichino in almeno un caso su tre, nel settore del turismo (34%). Ma si sale addirittura a uno su due (52%) se ci si limita alla ristorazione. 

E di posti in cerca di qualcuno che li occupi sono di tutti i tipi: per il 2,6% sono professioni con elevata specializzazione, l’81,5% professioni qualificate, l’1,3% di addetti specializzati e il 14,6% di professioni non qualificate. Sono proprio queste ultime figure quelle di più difficile reperimento, le stesse che garantiscono il normale funzionamento di un ristorante o di un albergo. In particolare, c’è bisogno di camerieri, lavapiatti e addetti alle pulizie, ma mancano anche cuochi e receptionist.

Ma quanto prendo di stipendio? E quanto ci si perde?

Sulla base ai vigenti contratti collettivi di lavoro, un cameriere guadagna 1.300 euro mensili, un lavapiatti 1.100, un addetto alle pulizie 1.150, un cuoco 1.500, un receptionist 1.300. Per le imprese che non riusciranno a reperire tutti gli addetti necessari è possibile stimare una perdita media di fatturato del -5,3% nella prossima primavera.

Si è inceppato – sottolinea Banchieri –  il meccanismo dell’incontro fra domanda e offerta, che non può essere lasciato al passaparola o alle iniziative private. È necessaria una politica del lavoro che punti a rafforzare la formazione professionale legata a specifiche figure di addetto al turismo; si può pensare anche all’offerta rivolta ai pensionati e ai ragazzi in età scolare prevedendo occupazioni temporanee a totale esenzioni di imposta. E anche il Reddito di cittadinanza e le politiche di immigrazione dovrebbero essere gestiti in modo da favorire le opportunità di impiego nel turismo. Nei prossimi giorni presenteremo le nostre proposte a livello nazionale: ma bisogna fare presto perché il rischio è quello di non poter cogliere pienamente la tendenza positiva del settore: eppure le nostre imprese  – messe in ginocchio da due anni di Covid – ne hanno l’assoluta necessità”.

Massimiliano Sciullo

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