I timori sono tutti incentrati al di là dell’Atlantico. Lo sguardo dei produttori di extravergine che esportano negli Usa, infatti, non è rivolto alle previsioni meteo dei prossimi mesi, quelle che possono condizionare la raccolta delle olive. Il problema attuale sono i dazi, quella percentuale di tasse doganali a cui l’attuale inquilino dello Studio Ovale vuole imporre alle importazioni europee. Con la complicazione che il livello di quei dazi in vigore dal prossimo mese di agosto varia da un giorno all’altro. E per i produttori di extravergine come Pierluigi Rinaldi, patron dello storico marchio ʽOlio Raineriʼ, si potrebbe proprio dire che ʽnon c’è pace tra gli uliviʼ.
“In questo ultimo periodo – racconta – le esportazioni negli Usa vanno a rilento: non ho avuto ancora la possibilità di confrontare la situazione attuale con quella dello scorso anno ma non sono ottimista”. Negli Stati Uniti l’azienda ponentina ha ben due importatori situati sulla costa orientale che, in questi mesi del 2025, si sono già attivati per ricevere un primo container dalla Raineri.
“Per noi il mercato statunitense è importante – ammette Rinaldi – ma, con due o tre container all’anno, non siamo certo determinanti nel settore alimentare a stelle e strisce”. Al di là dell’Atlantico l’olio extravergine non è soltanto un prodotto di nicchia. “Il nostro – spiega ancora – rappresenta un’eccellenza gastronomica che non tutti si possono permettere negli ʽStatesʼ, a causa del prezzo conseguente a tutta la struttura logistica, laggiù l’olio extravergine è per gli strati sociali più abbienti così da non essere determinante nel consumo dei prodotti agroalimentari”.
Comunque, al di là della marginalità commerciale dei prodotti degli oliveti ponentini, la situazione non rappresenta l’optimum per la tranquillità. “In effetti – ammette ancora Rinaldi – mi risulta che gli importatori siano piuttosto preoccupati mentre io non sono così allarmato, il nostro export americano non ci condiziona più di tanto”.