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Ultim'ora | 21 luglio 2025, 19:39

Nora Jlassi trovata morta a 15 anni, la mamma: "Voglio giustizia per mia figlia"

Nora Jlassi trovata morta a 15 anni, la mamma: "Voglio giustizia per mia figlia"

(Adnkronos) - “Io voglio giustizia, chi ha fatto male a mia figlia deve andare in galera". A sei mesi dalla morte della figlia 15enne, Nora Jlassi, trovata senza vita il 27 gennaio scorso in una casa popolare abbandonata a San Bonifacio (Verona), la mamma Luciana De Gioannis sottolinea all’Adnkronos: “Il caso di Nora non va dimenticato, noi vogliamo si vada a fondo".  

A febbraio scorso è scattato l'arresto di un marocchino di 34 anni, accusato di spaccio plurimo aggravato dal fatto di aver ceduto stupefacenti a un minore in cambio di prestazioni sessuali e sono state indagate anche altre due persone. Ma è stata solo una tragica overdose a uccidere Nora? La mamma non si rassegna a questa ipotesi e chiede di arrivare alla "verità" perché si dice convinta che dietro la morte della figlia ci sia altro: "è stata ingannata", sostiene la madre della ragazza, per essere portata a una sorta di festino. E poi - i punti su cui la mamma di Nora chiede sia fatta luce - quando si è sentita male, nessuno ha visto? Oppure la ragazzina poteva essere salvata? La 15enne, ricorda la mamma, era finita da un po' di tempo in un brutto giro per toglierla dal quale "l'ho portata nella comunità di San Patrignano".  

Dalla comunità è scappata più volte, ricorda De Gioannis, aggiungendo che "dopo un anno è stata fatta rientrare a casa per verifica" ma la situazione da parte dei parenti "non era gestibile. Ho fatto 147 segnalazioni, ma nessuno mi ha aiutata", sostiene la mamma di Nora spiegando che la situazione è peggiorata quando la figlia ha iniziato a uscire con una donna più grande, "una brasiliana", e quando “è entrata nel tunnel della droga iniziando a toccare la cocaina", sottolinea.  

La giovane età, la fragilità, le sostanze stupefacenti. Il caso di Nora fa tornare alla mente casi di altre giovanissime vittime come Desirèe Mariottini, la sedicenne di Cisterna di Latina morta il 19 ottobre del 2018 in uno stabile abbandonato in via dei Lucani, nella zona di San Lorenzo a Roma, Pamela Mastropietro, la 18enne romana allontanatasi da una comunità, violentata, uccisa e fatta a pezzi nel 2018 a Macerata, o, ancora, Amalia Voican, un'altra giovane trovata morta in uno stabile ai piedi della Basilica di San Giovanni,sempre a Roma.  

Marco Valerio Verni, legale della famiglia Mastropietro e che ha seguito anche la mamma di Amalia, è anche il legale,ora, di quella di Nora Jlassi: "La vicenda di Nora rappresenta, anch'essa, la sconfitta di parte della società. Mi riferisco a coloro che potrebbero pensare, o che pensano, che questa giovane ragazza, come altre, se la possa essere andata a cercare o che se la sia quasi meritata, la fine che ha fatto, dal momento che la sua morte è avvenuta in un contesto legato al mondo della droga. A coloro che ritengono che certe tragedie possano capitare solo agli altri, a quelli che sono 'sbandati' o che appartengano a contesti disagiati,e si voltano,con indifferenza,dall'altra parte".  

"La droga, però, è un male democratico, può riguardare anche i cosiddetti benpensanti e, anzi, assistiamo spesso ad inchieste che riguardano il mondo dei vip, dove essa è utilizzata per vizio - sottolinea l'avvocato Verni -. Intorno ad essa ruota un giro impressionante di denaro e, a volte, è anche lecito pensare che non si faccia abbastanza, da parte di qualcuno, per contrastarne lo spaccio. Basta ipocrisia: credo che occorra puntare l'attenzione su chi vende morte, e non,colpevolizzando e basta, su chi ne rimane vittima, soprattutto a 15 anni". 

"Anche Nora è stata, per un periodo piuttosto lungo, in una comunità: proprio da questo punto di vista, mi domando, ancora, se non ci si debba interrogare anche sul fatto se, generalmente parlando, non si possa e debba migliorare qualcosa, nel mondo della prevenzione e della cura - continua l'avvocato Verni -. E lo chiedo, ora più che mai, anche al ministro della Giustizia, Carlo Nordio che, per contenere il fenomeno del sovraffollamento carcerario, avrebbe indicato, di recente, tra le possibili soluzioni, il fatto che i tossicodipendenti possano scontare la loro pena proprio nelle comunità. Queste ultime hanno un ruolo fondamentale nel contrasto alle patologie, anche psichiatriche, collegate alle maledette sostanze stupefacenti ed occorre capire, a mio avviso, se, ed eventualmente come, possano lavorare meglio".  

"Per quanto riguarda le indagini invece in senso stretto - conclude l’avvocato Verni - siamo in attesa di prendere cognizione degli accertamenti medico legali, tossicologici e di altra natura e, naturalmente, rimaniamo confidenti nel lavoro della procura perché si arrivi a trovare il responsabile, o i responsabili, di quanto accaduto". 

 

webinfo@adnkronos.com (Web Info)

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